ASTRA AZIONE
Moto armonico nella materia.
Dove sono questi quanti nello spazio? Da nessuna parte. Non sono in uno spazio,
perché sono essi stessi nello spazio.
Lo spazio è creato dall’interagire di quanti individuali di gravità.
Ancora una volta il mondo sembra essere relazioni prima che oggetti.
Carlo Rovelli – Sette brevi lezioni di fisica – Ed Adelphi 2014.
Una fucina incandescente tra le dita. Una riservatezza intima sulla pelle. Una vibrazione
costante nello spazio tra le parti. Barbara Grossato, lavora con la perfetta consapevolezza
della trasformazione materica. Entra, con convinto stupore, nella sfera in cui tutto si può
tramutare. Dove ogni fattore ha la possibilità di adottare un differente carattere da quello
originale. Nel guardare dentro sé stessa, apre una galassia nel nucleo dell’opera che crea.
Genera, attraverso il lavorio instancabile, infinitesimali particelle che assumeranno delle
sembianze di natura aliena. Riflessioni di vita intima che evolvono nel cosmo della
creatività con una armonia partorita da un caos generativo precedente. Muovendosi
all’interno di luoghi astratti, la sua azione determina una costante ricerca verso il bagliore
della serenità.
L’opera di Barbara, nella sua apparente crittografia, manifesta fremiti, vibrazioni
ondulatorie, espansioni pulsanti, dondolii visivi e un lessico in cui la grammatica artistica si
snoda senza un bordo che riesca a contenerla. Espansione quale perfetto paradigma in
cui l’osservatore riesce ad avere una visione spaziale. È un sogno concreto quale plasma
interiore, che toglie gli effetti perturbatori e apre a un percorso in luoghi e tempi
indeterminati ove il movimento è dinamismo alternato da una stasi meditativa.
Il suo esperire dentro l’occhio del ciclone creativo scandaglia quei fondali entro le quali
sabbie profonde si trova una identità pronta ad emergere attraverso l’atto demiurgico
proprio dell’arte stessa. Implica tutta la forza che dalle sue mani scaturisce. Dita che
fremono. Falangi che articolano. Falangine e falangette che tessono pagine di diari segreti
in narrazioni aggrovigliate. L’atto fisico del suo essere si rapporta tra epidermide su tela,
pelle su scultura. Trasposta direttamente, senza medium alcuno, le emozioni che la sua
opera espande agli occhi esterni. Colore acrilico, lattice, carta, metalli zincati, rame,
cotone, corde, rondelle varie si fanno plasmare senza intercessione di strumenti. Colore, e
elementi vari vengono lavorati con le mani sino a quando la sensibilità diviene assente.
Corde, carta, fili di metalli molteplici vengono tessuti a dita, ritorti, contorti in ore e ore
interminabili di lavoro. Una retta in cui il tempo diviene unicamente spazio tridimensionale
e perde la sua linearità scandita dal ticchettio delle ore. Tutti i materiali tra la sua mobilità
articolare seguono il viaggio che lei intraprende. Come “discepoli” apprendono il suo
incedere verso l’armonia che via via prende corpo.
Se le tele sono un campo circoscritto da un perimetro, le sculture divengono il proseguo
delle loro narrazioni. Nel groviglio caotico estrapola quel bandolo che diverrà la tessitura
delle sue parole nascoste. Al contrario di Aracne, anziché porsi in competizione, ella
disgrega e trasforma sfidando unicamente sé stessa.
L’impatto con i suoi “corpi celesti” ha un effetto talvolta balsamico, altre volte pacificante.
Come anche impattante e squassante. Se le opere pittoriche manifestano anche una
natura placida come lo specchiarsi frondoso della flora in riva a un grande fiume
dall’apparente moto imperturbabile, le installazioni possono increspare l’animo nella loro
dilatazione amorfa, che deraglia la percezione emotiva in un dedalo di possibilità assente
di mete definite. Espansione di nuove galassie. Esplosioni di nane bianche. Costellazioni
articolate da corpi metallici. Agglomerati interstellari irradianti continui mutamenti.
Nebulose planetarie estromettenti bagliori di nuove chimere.
Le superfici bidimensionali di alcune tele raccolgono e raccontano cicli vitali di organismi
unicellulari atti alla continua riproduzione binaria in accrescimento per distensione o per
divisione attraverso manifesti componenti dalla natura inerte. Memorie di emozioni che si
palesano e dilatano come una esperienza letta sul vetrino portaoggetti sotto la lente di un
microscopio. Una visione concreta di suggestioni. Una ottica in cui la luce emozionale
interagisce con la concretezza. L’inconscio dell’osservatore potrebbe specchiarsi
attraverso una astrazione riflessa. Come sentirsi perfettamente estraneo. Come
concepirne sensazioni indefinite, assenti da orditure e linguaggi conosciuti.
Altre trasportano nell’immediato Cosmo. Un Universo cosparso di contenuti artificiali dal
moto continuo in una incessante trasformazione. Un “creato” mosso, commosso.
Proiezioni che aprono ad un altrove illuminato da una armonica accuratezza.
L’opera di Barbara Grossato genera un continuo alternarsi di opposti. Uno squisito
andamento alterno tra stabilità e cambiamento. Una scossa, un impulso, un dinamismo,
“un turbamento che trasmuta in oggetto”. Motivi carichi di “quanti” che sono in uno spazio,
perché sono essi stessi nello spazio. Il moto armonico nel sic itur ad astra.
Trento, lì 25 maggio 2025
Barbara Cappello.
